Dopo il crollo dell’ Unione Sovietica, gli archivi dell’ ex-KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti) stanno lentamente aprendosi alla ricerca degli storici. Fra documenti segreti che sono stati recentemente resi pubblici ve n’è uno di cui in Italia s’è parlato, ahimé, troppo poco.

Stiamo parlando del “Rapporto Divtri-Kalinov” che contiene tutta la documentazione circa le attività spionistiche Sovietiche all’interno della Curia di Piacenza durante la seconda metà degli anni 40 – attività dirette a preparare il terreno nell’eventualità che il PCI si risolvesse per la rivoluzione. Ma andiamo con ordine.

Secondo quanto è emerso, il Cremlino aveva proparato un piano strategico-militare per una eventuale rivoluzione italiana sin dall’ Autunno del 1945. Il piano era stato consegnato a Togliatti durante un suo viaggio a Mosca nella Primavera del 1946 ed in quell’occasione lo stesso Stalin gli ordinò di iniziare un’opera capillare di “preparazione”: Togliatti avrebbe dovuto prendere contatto con gli uomini del KGB infiltrati nelle alte gerarchie delle amministrazioni provinciali e comunali dei capoluoghi “strategicamente salienti” ed impartire loro l’ordine di creare una rete di sabotatori “dormienti”, pronti ad entrare in azione al momento opportuno. Fra le città al centro delle trame Bolsceviche troviamo anche la nostra bella Piacenza.

Perché la nostra bella, tranquilla Piacenza? Per due motivi: 1) L’importanza strategica dell’arsenale qui situato (Polo Mantenimento Pesante Nord); 2) La presenza del Reggimento genio Pontieri [“Per ogni ponte una superba sfida”].

I sabotatori avevano dunque due compiti: il più semplice era quello di infiltrarsi entro il gruppo degli addetti alla manutenzione dell’artiglieria pesante per minarne l’efficienza, il secondo era molto più complesso. Si trattava questa volta di inserirsi entro gli alti gradi del Genio Pontieri per formare un nucleo di agenti segreti del KGB perfettamente addestrati all’arte del costruir ponti.

Questa seconda missione apparirà forse meno bizzarra quando ci si ricordi che l’intera rete stradale italiana, già da allora, era costruita in modo da impedire una rapida discesa dei carri armati russi. Se per gli strateghi del Cremlino le strade italiane erano un serio problema, i ponti erano addirittura disperanti: dei veri e propri “imbuti” che avrebbero fatalmente rallentato la rincorsa dell’Armata Rossa. Di qui l’importanza della presenza in italia di agenti segreti addestrati dallo stesso esercito italiano e pronti ad avvalersi delle sue stesse strutture nel minor tempo possibile. Si calcolava infatti che la rivoluzione, per andare a buon fine, avrebbe dovuto concludersi in pochi giorni.

Il piano prevedeva dunque che, attraverso i materiali ed il know-how del nostro Genio Pontieri, per garantire un veloce intervento Sovietico, venissero tempestivamente costruiti ponti di fortuna sul Po, sull’ Adige, sul Danubio, sulla Moldava e sul Dnepr: il cosiddetto “Corridoio Mosca-Piacenza”.

Ovviamente un piano così complesso necessitava di un’attenta regia ed è qui che sul fascicolo compare una fotografia che ha lasciato attoniti gli storici:

La didascalia recita “Agente infiltrato Vakulinkuk” e sull’identificazione non ci possono essere dubbi: si tratta proprio del Cardinale Ersilio Tonini.

(Continua…)